Gli antichi Laudi della Regola di Tai e Vissà
Come riportato dal professor Giovanni Fabbiani nel suo libro
"I Laudi delle Regole del Comune di Pieve di Cadore"
esistono due testi del Laudo della Regola di Tai e Vissà.
Il primo Laudo, del quale l'autore è venuto a conoscenza
nel 1974 perché datogli in visione dal compianto Ettore
Serafini, noto amministratore comunale e cultore di storia locale,
è quello del 1349, redatto in lingua latina ed è
composto da 42 articoli, approvato dal Vicario Pietro da Ursago
da Serravalle i123 aprile 1352.
Nel 1370 erano state laudate, cioè approvate, alcune
integrazioni ed aggiunte al precedente Laudo, successivamente
confermate nel luglio dello stesso anno dal Vicario Nicolò
Persicini de Castello di Belluno.
Il 16 dicembre 1465 il testo del Laudo fu copiato dal notaio
Conte Vecellio, perché il volume originale nel frattempo
era stato consunto dall'uso.
Nel maggio del 1552 la Regola decise di far copiare nuovamente
i Laudi dal notaio Toma Tito Vecellio, sempre a causa del loro
notevole stato d'usura e per la traduzione del testo dal latino
all'italiano, lingua ormai affermatasi nella comunicazione orale
e scritta del tempo.
Rispetto al I° testo vi appaiono trascritte le delibere
del Consiglio della Comunità del 12 maggio 1609 relative
al bosco di Brodagne, quella della Regola che stabilisce i riti
religiosi per la festa di S.Anna ed altre- due: del 13 maggio
1649 che dà disposizioni per la celebrazione della ricorrenza
di S.Floriano e del 13 aprile 1789 con la quale è fissata
la data del lunedì di Pasqua per la riunione annuale in
faula (Assemblea) dei Regolieri. Anche quest'ultimo Laudo fu temporaneamente
in possesso del professor Fabbiani, essendogli stato dato in prestito
dalla compianta dottoressa Clara Coletti in Ramaccini, figlia
primogenita dell'avvocato Arturo Coletti di Tai, illustre professionista
forense che esercitò l'attività prima in Cadore
e poi in quel di Milano.