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Regola di Tai e Vissà di Cadore
Via Manzago; , N. 6
32044 - (fr. Tai di Cadore
Pieve di Cadore)
P.Belluno

tel. +39 349 5836411
info@regoladitai.it

La nascita della Regola di Tai e Vissà di Cadore.

La Regola Di Tai e Vissà di Cadore, al pari delle altre Comunanze cadorine, data la sua origine intorno al XII secolo. A quel tempo si configura già come una completa organizzazione dotata degli organismi giuridici che le permettono di funzionare autonomamente (assemblea generale, banca cioè l?organo di gestione, marìgo o capo regola, laudadori o amministratori ecc. ecc.).

Essa dispone sull?uso e lo sfruttamento dei beni collettivi, stabilisce le modalità colturali delle terre agricole e pascolive, fissa i tempi per la seminagione e il raccolto delle granaglie, la fienagione e le pratiche del pascolo; regolamenta il prelievo del legname destinato al fabbisogno e al rifabbrico ovvero alla costruzione e restauro delle abitazioni private e dei fienili; stabilisce le opere di regola ovvero le prestazioni lavorative gratuite fornite dai Regolieri per la costruzione e manutenzione dei manufatti stradali, regimazione dei corsi d?acqua,coltivazione e sfruttamento boschivo, gestione e manutenzione degli impianti collettivi quali molini e segherie necessari alla vita comunitaria.

Il terremoto napoleonico degli inizi del 1800 decreta la fine delle Comunanze famigliari attribuendo ai Comuni l?amministrazione, non la proprietà, dei beni regolieri originari secondo la loro appartenenza al territorio delle rispettive Frazioni. Si dovrà attendere il nuovo millennio (2002) per vedere ricostituita la Regola di Tai e Vissà grazie all?idea condivisa e alla determinazione di tre abitanti originari di Tai.

Oggi essa opera in totale autonomia grazie ai proventi derivanti dalla vendita dei vari lotti boschivi e dai canoni di affitto di terreni e casere locati per esigenze varie. Rivolta alle diverse finalità statuarie, l?attività della Regola è orientata principalmente alla conservazione e valorizzazione del patrimonio boschivo, alla riscoperta delle tradizioni culturali locali, alle opere di solidarietà sociale e alla organizzazione di momenti di aggregazione del paese. Oggi l?auspicio dei regolieri tutti è quello di vedere raccolto, nelle nuove generazioni, il messaggio di reciproca fraternità lasciatoci dai nostri Avi nel momento in cui si riunirono per costituire la Regola di Tai e Vissà.

La ricostituzione della Regola nell'anno 2002.

L'emanazione della legge regionale 19 agosto 1996 n. 26, attuativa dell'articolo 3 della legge statale sulla montagna del 31 gennaio 1994 n. 97, venne incontro alle latenti e profonde aspirazioni di quelle comunità paesane delle Alpi venete che, memori delle loro antiche origini intendevano riappropriarsi del territorio degli Avi per gestirlo in forma democratica.

La procedura ricostituiva della Regola, in base alla citata legge regionale, presuppone la formazione di un Comitato promotore formato da persone originarie e stabilmente abitanti nel Regolado, con il compito di predisporre un Laudo-Statuto che regolamenti il funzionamento della ricostituenda Regola, l'Elenco delle Famiglie originarie, i cosiddetti fuochi, e l'Elenco dei beni originari del patrimonio. La documentazione è approvata dall'Assemblea generale dei Regolieri in seduta straordinaria, verbalizzata da un Notaio ed allegata all'istanza da indirizzare al Presidente della Giunta regionale del Veneto che, a seguito di verifica della completezza e regolarità degli atti, emetterà il decreto di riconoscimento dell'Ente.

L'iter della ricostituzione della Regola prese avvio dall'idea condivisa da tre abitanti originari di Tai sull'importanza di riavere la disponibilità del patrimonio antico al fine di mantenere in mani locali il governo del territorio, coinvolgendo nel compito tutti gli abitanti autoctoni in quanto qualificati e legittimati nel farlo, nel solco della ultrasecolare tradizione cadorina.

A tale scopo furono invitate le Famiglie originarie a partecipare ad una riunione consultiva, tenutasi nella sala parrocchiale del Paese il 21 febbraio 1998, per conoscere la loro opinione sull'opportunità di intraprendere l'iniziativa, considerato che la citata legge regionale dava la concreta possibilità di riavere anche a Tai l'antica Regola. Ad illustrare il tema posto ai convenuti si prestò in modo competente e persuasivo, frutto d'una sua intima convinzione, il compianto Roberto Pagogna Regoliere di Nebbiù, figlio dell'indimenticabile insegnante elementare Giovanni Pagogna che dal 1949 in poi si adoperò con determinante impegno alla ricostituzione nel 1952 della Regola del suo Paese natale.

Aperta la discussione alcuni dei presenti manifestarono perplessità circa la proposta di rimettere in piedi la Regola, alcuni dicendo che mancavano i presupposti economici per sostenere l'Ente, altri ritenendolo ormai superato, dopo quasi duecento anni di inattività, dall'attuale organizzazione amministrativa del territorio. A queste pur comprensibili obiezioni diede precise risposte il Pagogna, esternando la sua convinzione che impegnandosi per riavere la Regola, pur costando futuri sacrifici e dedizione alla causa , non si sarebbero rinnegate le proprie radici, bensì raccolto il messaggio lasciatoci nel 1806 dai nostri vecchi che difesero strenuamente l'Istituzione contro la sopraffazione straniera, purtroppo senza averne ragione.

Alla fine della discussione fu chiesto, mediante una votazione palese, l'orientamento dei presenti che si espressero, pressoché all'unanimità, di dare avvio alla pratica ricostituiva dell'Ente.

Si procedette poi a designare i componenti del Comitato promotore nelle persone dei signori: Coletti Oste Antonio, Coletti Bin Eugenio, Coletti Oste Giuseppe Coletti Melo Lucio, Coletti De Battista Saule, Coletti Melo Stefano, , De Polo Pela Giuseppe , Rossi Ennio, Rossi Mario e Vissà lal Eugenio. Alla prima riunione del Comitato il 3 aprile 1998 fu incaricato dai suoi componenti a presiederlo il signor Coletti Oste Giuseppe. Il Comitato preparò i documenti richiesti dalla legge regionale a corredo dell'istanza di riconoscimento della Regola da parte del Presidente della Regione del Veneto, avvalendosi del contributo economico della maggior parte degli aderenti all'iniziativa.

- Il Laudo - Statuto ed i suoi Regolamenti applicativi, è il compendio istituzionale, gestionale e normativo dell'Ente che ne fissa essenzialmente: la natura giuridica, la sede e lo stemma, i suoi scopi e le finalità, gli organi di gestione, i requisiti dei partecipanti ed i loro diritti e doveri.

Esso è composto di quaranta articoli e tre Regolamenti applicativi, riguardanti l'assegnazione alle Famiglie della legna, del rifabbrico e fabbisogno di legname per la costruzione o riparazione dell'abitazione del Regoliere ed, infine, il Regolamento per il pascolo del bestiame nei fondi della Regola e la raccolta dei prodotti del sottobosco.

Per inciso lo stemma della Regola è uno scudo diviso in due campi, ove nel superiore è ripreso quello della Magnifica Comunità di Cadore alla quale anticamente apparteneva l'Ente, mentre nell'inferiore è raffigurata la storica Fontana al "Piè de la Vila", tra due stelle d'oro in campo azzurro. Le stelle stanno a significare le due borgate di Tai e Vissà. - "L'Elenco dei Fuochi-Famiglia regolieri originari" di Tai, cioè dei capi Famiglia dei ceppi presenti in Paese al sorgere della Regola agli albori del 1200 che, come descritto in precedenza, risultano essere i ceppi famugliari dei Coletti, Da Damòs, De Polo, De Tone, Rossi e Vissà; alla data del 15 aprile 2000 gli aventi diritto agnatizio di partecipazione alla Regola, risultarono in numero di 56 soggetti, dei quali 48 maschi e 18 femmine.

- "L'Elenco provvisorio dei Beni Immobili, riconducibili al patrimonio antico della Regola", precisando che il documento è stato definito "provvisorio" in quanto i beni regolieri accertabili al momento della sua compilazione sono quelli in esso riportati, essendo comunque possibile inserirne di altri dei quali se ne accerti in seguito la legittima proprietà ab antiquo dell'Ente.

I cognomi originari

Le Famiglie o ceppi originari attualmente presenti a Tai sono sei: Coletti, Da Damòs, De Polo, De Tone, Rossi e Vissà.

Attraverso gli studi sulla storia locale e le ricerche nei principali archivi storici del Cadore, è possibile determinare e dimostrare quali erano e sono i cognomi originari del paese. Infatti l'opportunità di consultare l'abbondante materiale archivistico a disposizione, dà la certezza sia dell'autoctonia quanto dell'appartenenza dei ceppi alle famiglie regoliere ab antiquo. Sebbene le fonti archivistiche difettino di registri contabili antichi, supplisce ai fini della ricerca una rivelatrice quantità di documenti amministrativi, atti notarili, sentenze giudiziarie, deliberazioni comunitarie e regoliere che dimostrano, come nel caso specifico della Regola di Tai e Vissà, ci fossero all'epoca della nascita della Regola unicamente i cognomi citati, i cui fuochi, in quanto originari, erano e sono di diritto appartenenti alla comunità regoliera.

:: COLETTI
E' assodato che il cognome COLETTI (Coleti, Coletti, Coletus, de Coletus, Colettis de, de Coletto, Colletto, Colletti) è il diminutivo del nome e cognome Nicòla. Un certo Nicoleto, figlio di un Antonio, che di cognome o meglio di soprannome era chiamato Bramaroba, nel 1407 si trasferì dalla Cavallera in località Galghena di Tai. Suo figlio chiamato Antonio come il nonno paterno, abbandonato il cognome o soprannome che fosse, comincia a chiamarsi e farsi ch' are Antonio di Coletto. Moltiplicatesi le famiglie, il Coletto si muta nel plurale Coletti.

:: DAL DAMOS
Il ceppo DA DAMOS è indubbiamente d'origine umano geografica, derivando ovviamente dal nome dato al borgo di Damòs, che dal 1373, con l'aggregazione della Regola di appartenenza detta di Cavallaria a quella maggiore di Tai e Vissà, ne farà poi parte integrante.
Il borgo è presumibile sia sorto per dare alloggio agli operai forestali e dagli addetti al trasporto delle antenne, fornite dal Cadore alla Serenissima.

:: DE POLO
II ceppo DE POLO (Polo, Pollo, de Polo, de Pollo, de' Polo, di Polo, di Pollo), patronimico preceduto da un de in ablativo singolare, ha origine da un Paolo, apocopatamente detto Polo, della casata dei Coletti muore nel 1601. I suoi figli maschi Pietro, Bortolo e Giovani Maria si fanno chiamare oltre che col cognome Coletti, con il soprannome de Polo. Tetro nell'atto di matrimonio del 1597 con Orsola Coletti è detto figlio di ser Polo Coletto e, nell'atto di morte nel 1648, è indicato come figlio del q(quondam) Paolo Coletto. Gli atti di matrimonio della figlia Tomasina (1625) e del figlio Nicolò (1630) sono riportati come Coletto de Polo. Nell'atto di morte del figlio Paolo (1623) è scritto unicamente de Polo. Il figlio Bortolo si sposa nel 1601 con Anastasia Coletti e l'atto riporta fu Polo Coletto; nell'atto di morte avvenuta nel 1624, si legge de Polo; nell'atto di matrimonio di suo figlio Nicolò (1642) è indicato come Coletto de Polo. Negli atti di morte delle due figlie di Giovanni Maria (1619 e 1621), nonché della moglie Libera (1622) è detto Coletto de Polo. Nell'atto di morte di Giovanni Maria è citato come figlio del q(quondam) ed i loro discendenti continuano a denominarsi con il cognome Coletti ed il soprannome de Polo sino all'inizio del 1800, quando abbandonano definitivamente il cognome originario, sostituendolo definitivamente con De Polo

:: DE TONE
Il cognome DE TONE (de Tone, de Toni, de chi de Toni) è l'aforesi del nome proprio Antonio, che in dialetto cadorino diventa Toni. La Famiglia ha origine da un Antonio, di professione fabbro, che è ancora vivo nel 1437. In quegli anni era vivente anche magister Jacobus de Tone de Tajo, forse figlio di Antonio, che esercita la professione di fabbro.

Un certo Rigus (Federico) de Tone de Tajo è vivo nel 1468, mentre nel 1494 è vivente Nichel gener Tofoli de Tone de Tajo e, ancora, nel 1497 un Laurentius de Tone de Tajo. Il 4 luglio 1535 Francisco Schiopitero quondam Lausentii de Tone (forse figlio di quel Lorenzo del 1497), è presentibus alla ratifica dell'atto di rinnovazione dei confini del monte Dubita avvenuta nel 1533.

Nicollò de Sval de Toni è incaricato dalla regola da Tai di provvedere a cavar sabion per la ricostruzione della chiesa di S. Candido nel 1570) e nell'anno successivo Colò de chi de Toni ed altri sono incaricati dalla stessa regola de attender a far la calchera per il rifabbrico dell'edificio sacro.

:: ROSSI
Alla base del cognome ROSSI è il nome rosso, derivato da un originario soprannome formatosi in relazione al colore dei capelli o della barba avuto da una persona dimorante a Tai. L'origine del casato (Rubey, de Rubeis, Rubeus, del Ros, de Ros, Rosso) di Tai è incerta.

Al riguardo due sono le teorie, entrambe sostenute da uno studioso, certo Silvio De Kunert. Una vuole che il capostipite sia un certo Joannes Rubeus di Vissà ancora vivente nel lontano1341, l'altra, la più accreditata secondo gli storici locali Giuseppe Ciani, Piero Da Ronco e Antonio Ronzòn, dice che il capostipite è un Bartolomeo Rosso proveniente da Vicenza che, nel 1377, abitava a Sottocastello. Questi ha un figlio di nome Nicolò, che a sua volta è padre di un altro Bartolomeo, che si fa chiamare da Vissago, essendosi trasferito ad abitare in quel Villaggio. E' inoltre presumibile che il successivo spostamento della Famiglia ad Auròs sia avvenuto nell'arco di tempo di qualche anno, considerato che la località è vicina all'abitato di Vissà. Questo Bartolomeo è ancora vivente nel 1491, essendo coinvolto in una sentenza del I° novembre, che lo dichiara debitore nei confronti della Scuola dei Battuti di S. Maria Nascente di Pieve per 16 lire annue, a titolo di livello per alcuni terreni.

Da ricordare, anche se a margine, che proprio Bartolomeo Rubeus de Vissago, figlio di Nicolò, a sua volta figlio di Bartolomeo originario di Vissà, è il padre di quel M. ° Ant.' (Rosso) depentor, che alla fine del XV secolo si trasferisce a Belluno e poi a Mel, dando origine alla stirpe dei pittori da Mello.

:: VISSA'
Il cognome VISSA' (Vissago, Visago, da Vissà), derivante dal nome della borgata omonima, è presumibilmente uno dei più antichi del paese e della contrada. Quando la denominazione definitiva "Tai" non si era ancora consolidata, perché non si era ancora formato il borgo di collegamento (Tai) fra le borgate di Gàlghena e Vissà, questo insediamento era il primo che si incontrava lungo la Via Regia nel percorso da Valle a Pieve. La località, composta da qualche casa che nel corso dei secoli si è mantenuta quasi inalterata, comincia a svilupparsi alla fine del 1800. La pochezza del borgo ha, da sempre, condizionato l'evoluzione quantitativa del cognome, che si riscontra nella scarsa incidenza sull'organizzazione sociale del regolato.

Le ricerche archivistiche sul cognome di che trattasi hanno dato i seguenti riscontri: Indrigheto da Vissago il 3 luglio 1281 paga la decima alla Chiesa di S. Giorgio di Domegge su un terreno confinante con Ugolino da Vissago in quel di Vissà; ser Anton q(uonda)m. Ser Gregoriy è rappresentante di regola alla innovazione del Laudo i124 maggio 1552;
Petrun Odorici de Vissago appare su un documento del 1554;
Toni da Vissà è incaricato dalla regola nel 1571 di attender intorno la calchera durante il rifabbrico di S. Candido;
Zuanne e Fratelli q(uonda)m Francesco da Vissà, Iseppo q(uonda)m Appolonio da Vissà sono deputati di Tai nei Consorti regolieri dei Monti d'Antelau ed Ajaron nel 1756; Antonio di Sortolo da Vissà è teste il 7 aprile 1757 davanti al Vicario Giulio Pagani all'approvazione del laudo di Pozzale trascritto in italiano;
Gio Battista q(uonda)m Valentin Vissà è merito della regola nel 1804.

Attraverso il riporto di "presenze" cognominiali nei molteplici eventi avvenuti nella comunità sociale del Regolado di Tai e di Vissà, è stata testata la codificazione dei cognomi delle Famiglie originarie, che nel tempo si sono formati e che tuttora sussistono. Come è successo nelle piccole comunità insediatesi originariamente nei vari villaggi del Cadore, col crescere della popolazione in rapporto al numero limitato dei ceppi famigliari ha determinato spesso il ripetersi del cognome del ceppo originario, comportando la necessità di distinguere le diverse ramificazioni con dei soprannomi propri del Casato. Così ancor oggi si annoverano: per il ceppo Coletti i soprannomi Agaròle, Bin,Biondo, Casasola, Contin, Cogo,Piovan, De Battista, Fàuro, Mèlo, Ossi, Oste;
per il ceppo Da Damòs nessun soprannome;
per il ceppo De Polo i soprannomi Casanova, De Manéto, De Pierin, Mònego, Pela; per il ceppo De Tone il soprannome Fulìn;
per il ceppo Rossi nessun soprannome;
per il ceppo Vissà i soprannomi Ial, Vicarè.